Alle origini della civiltà: Viaggio tra le popolazioni cristiane dell'Etiopia del Nord
Marzo 2010 - Diario di viaggio di Alfredo Felletti 18 giorniL’Etiopia è un paese affascinante e la possiamo considerare a tutti gli effetti la culla dell’umanità. Il racconto di questo viaggio, da me effettuato, nel Nord del paese in 18 giorni di spedizione, alla scoperta delle antiche chiese cristiane, vuole essere diario e allo stesso tempo anche testimonianza del grande fervore religioso del popolo etiope; fervore di cui sono stato testimone diretto partecipando al Timkat, l’Epifania Copta, una delle più importanti festività religiose nazionali. Questo è la cronaca fedele di ciò che ho visto e vissuto.
Lucy riposa in una piccola sala, all’interno del Museo Nazionale Archeologico di Addis Abeba. Ogni anno migliaia di visitatori, sfilano ordinatamente davanti alla teca di cristallo che conserva i suoi resti, spinti dalla curiosità di osservare da vicino il più antico antenato dell’uomo. Lucy era una piccola femmina di scimmia, alta quaranta centimetri circa, capace di camminare eretta già quattro milioni di anni fa. Probabilmente il più famoso antenato umanoide, il cui scheletro fu ritrovato nel 1974 nel deserto della Dancalia in Etiopia, considerata a giusta ragione la culla dell’ umanità. La leggenda narra che Lucy fu chiamata così dai paleontologi in omaggio ad una famosa canzone dei Beatles.
Addis Abeba in Amarico, la lingua ufficiale, significa nuovo fiore, in onore della capitale, adagiata ai piedi delle colline. Fu infatti la Regina Taytu, consorte dell’Imperatore Menelik II nel 1887 a pretendere che fosse costruita una nuova città, in una zona nota per il clima gradevole e le sorgenti termali calde. Oggi Addis, come viene comunemente chiamata dai suoi abitanti, è una città immensa, disordinata, con quartieri moderni in rapida crescita e baraccopoli sullo sfondo.
E’ la vigilia della Timkat, l’epifania copta, che glorifica il battesimo di Cristo, una delle più importanti festività etiopi, dopo la Cerimonia del Genna (il Natale), e che a causa del diverso calendario adottato, cade il 19 Gennaio 13 giorni dopo la data universalmente riconosciuta. Sono tre giorni di grande festa nazionale, in cui migliaia di pellegrini partono da tutti i villaggi dell’altopiano per raggiungere le città Sante di Gondar e Lalibela. Addis si prepara con grande solennità all’anniversario. Nella Cattedrale della Santissima Trinità, luogo di culto tra i più importanti del paese, la gente prega inginocchiata davanti alle porte di ingresso, lungo il muro di cinta, nei giardini antistanti la Cattedrale. E’ una popolazione dotata di un grande fervore religioso quella etiope, rispettosa delle antiche tradizioni tramandate dalla Chiesa Copta. Già nell’antichità, attorno all’anno mille si favoleggiava del più antico Regno della storia dell’Africa, l’Impero di Axum, di cui oggi rimangono come testimonianza dell’antico splendore i meravigliosi obelischi, fondato da una popolazione chiamata Habash, da cui discende il nome Abissinia. Popolazioni provenienti dalla Penisola Arabica, dall’Africa Nera, dall’Area Mediterranea hanno dato origine al culto cristiano, che ha nel mito della Regina di Saba e di Re Salomone, il suo inizio. La leggenda, tramandata sia dal Talmud, che dal Corano e dal Vangelo, narra che la Regina di Saba andò a Gerusalemme per conoscere Re Salomone, che aveva fama di uomo saggio. Invaghitasi di lui diede al Sovrano un figlio, a cui fu dato il nome di Menelik. La discendenza salomonica, avrebbe assicurato alla dinastia reale una volontà divina, pari a quella del popolo di Israele e fa quindi degli etiopi un popolo eletto. L’isolamento culturale assicurato da un territorio difficile da conquistare da parte di eserciti stranieri, l’idea della divinità imperiale, ha permesso alla dinastia reale di sopravvivere fino al xx secolo. L’ultimo Imperatore, il duecentoventicinquesimo della sua stirpe, ovvero il “Re dei Re” fu il Negus Hailè Selassiè morto nel 1975.
A Gondar migliaia di persone si radunano nella piazza principale, in attesa che il corteo per la festa della Timkat si formi. Gruppi di giovani, corrono, cantano e ballano sotto il sole; indossano magliette dai colori sgargianti, arancio, giallo e verde e tutti insieme riproducono i colori della bandiera nazionale etiope. Una folla enorme è assiepata ai lati della strada, in attesa che la processione inizi. Preti e diaconi di tutte le chiese cittadine, indossano abiti ecclesiastici, raffinati e colorati, costituiti da preziosi tessuti damascati. I pellegrini, indossano lo Shamma, una mantella bianca, di cotone, simbolo di purezza, attendono di poter vedere la sfilata delle preziose Tabot. Di nuovo la leggenda irrompe con irruenza nella tradizione. Le Tabot sono le riproduzioni dell’Arca dell’Alleanza, il misterioso contenitore dove si suppone siano riposte le tavole della legge. L’Arca, quella vera è scomparsa da più di mille anni, dopo essere stata trafugata da Gerusalemme ha peregrinato per secoli tra l’Egitto ed il Sudan; arrivata in Etiopia, l’Arca, si dice, è rimasta nascosta per 800 anni nel Monastero di Tana Cherkos sul Lago Tana. Sorgente del Nilo Azzurro, il Lago Tana è il più grande di Etiopia e disseminate sulla varie isole sorgono Chiese e Monasteri, che conservano al loro interno affreschi di grande pregio. La leggenda vuole che ora l’Arca dell’Alleanza sia conservata gelosamente ad Axum nella Chiesa di Santa Maria di Sion. Vigilata giorno e notte, la Cappella dove è riposta è sotto la stretta sorveglianza di un monaco, il cui unico compito è preservarne il potere e il segreto. Le copie che circolano durante le feste religiose tradizionali, sono nascoste alla vista dei fedeli, perché coperte da preziosi tessuti, portano comunque all’interno le reliquie dei Santi.
A Gondar dopo ore di attesa sotto il sole la processione muove lentamente. Il corteo percorre un lungo viale per raggiungere il Castello Medioevale di Re Fasilidas. Le sacre Tabot vengono riposte sotto le tende degli accampamenti, mentre ai pellegrini spetta una notte insonne di preghiera e meditazione. All’alba la Cerimonia raggiunge l’apoteosi. Dopo una notte di veglia davanti alla Piscina del Re, al sorgere del primo raggio di sole, l’Abuna, il sacerdote, benedice l’acqua e tutti i fedeli si tuffano nella piscina per il battesimo collettivo, rinnovando la promessa di fede in Cristo. I pellegrini giungono a migliaia ogni anno anche nella piccola città di Lalibela, nel Nord Etiopia, famosa per le sue 11 Chiese Cristiane scolpite nella roccia. A piedi percorrono un lungo camminamento, tra trincee sotterranee e tunnel, che collegano tra di loro i luoghi santi. Attraversano pregando, cripte e grotte, quello che simbolicamente rappresenta un girone dantesco. I tunnel scavati nella roccia e percorsi al buio raffigurano il passaggio dall’Inferno al Purgatorio, per giungere infine al Paradiso nelle Chiese più venerate, dove gli Abuna impartiranno ai pellegrini la loro la benedizione. Le grotte spesso sono decorate con preziosi affreschi che rappresentano la vita dei Santi, i fedeli inginocchiati sui tappeti, vecchi di oltre VIII secoli, attendono la Benedizione del Sacerdote e baciano con fervore il Crocefisso.
Lalibela che si trova a 2630 Mt. di altitudine, è uno dei siti Patrimonio dell’Umanità, grazie al suo isolamento tra le montagne, mantiene le caratteristiche di una piccola cittadina, dove ci si sposta ancora a piedi, e il tempo sembra essersi fermato. La gente che vive alla base dell’altipiano, abita ancora nei caratteristici Tucul, capanne di forma circolare, costruite con paglia e fango. L’unica concessione alla modernità sembra essere oggi il tetto dei Tucul, non più costituito dalle sole fibre vegetali, ma sostituito dalle lamiere, più resistenti all’acqua e al freddo.
Nonostante la grande ricchezza culturale delle sue tradizioni, l’Etiopia rimane uno dei paesi più poveri d’Africa.
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