Uganda... un sogno lungo 30 anni

Febbraio 2017 - Diario di viaggio di Honey-Sunny
12 giorni

Sognavo l’incontro con i gorilla da quasi 30 anni. Da quando vidi il film “Gorilla nella nebbia”. Allora mi sembrava una meta irraggiungibile, una cosa impossibile da concretizzare ed invece finalmente il sogno si è realizzato.

Hi Muzungu …

 

Tutto incomincia alle sorgenti del Nilo.

Tante cose hanno visto i nostri occhi, tante immagini immortalate e tante altre rimarranno indelebili nella nostra mente.

Tanti chilometri percorsi su strade sterrate, molte al limite della percorribilità, dove la polvere ti copre la pelle come un velo.

La vita lungo la strada …

Un susseguirsi di capanne fatte di legni e fango o, per i più fortunati, di mattoni costruiti a mano lavorando la terra rossa, uno per uno, e fatti cuocere in piramidi.

Piccoli e grandi villaggi dove viene svolta ogni genere di attività, dove i fuochi vengono accesi  prima dell’alba e vengono cucinati i cibi più strani.

La strada … percorsa ininterrottamente da persone ed animali … fedeli che indossano gli abiti della festa per recarsi alla Messa domenicale, ragazzini che con le taniche gialle vanno al pozzo a prendere l’acqua, motorette rosse e nere sulle quali trasportano tutta la famiglia, capre comprese … biciclette cariche  di ananas e di caschi di matoche, le banane verdi … bambini con le divise colorate, un colore diverso per ogni villaggio,  che percorrono lunghi tratti a piedi sotto la pioggia o sotto il sole cocente per andare a scuola … bambini … a cui la vita non consente di essere tali. Sono piccoli uomini e donne che devono lavorare. Bambini che portano al pascolo gli animali, che lavorano la terra, che costruiscono mattoni, che curano i fratellini più piccoli. Bambini …. vestiti di stracci o di niente … che quando sentono il rumore di una jeep, una delle poche, arrivano da ogni dove urlando e salutando e poi, vedendo il colore diverso della pelle, ancora più felici, urlano: Hi Muzungu, ciao uomo bianco … tutti … tranne i pigmei Batuwa. Loro hanno lo sguardo arrabbiato, i loro piccoli occhi hanno già visto troppo,  hanno visto cose che vanno oltre, ma oltre, il minimo della tollerabilità.

Gli uomini … interrompono le loro attività … ti guardano, ti scrutano un po’ diffidenti ma quando tu li saluti, i loro visi si illuminano dei più bei sorrisi … E poi ci sono le donne, fiere, nei loro vestiti colorati, camminano con le cose più disparate in equilibrio sul capo e tengono i loro bimbi in fasce legati sulla schiena. Le vedi chinate a lavorare la terra con attrezzi rudimentali. E questi territori non le agevolano … coltivazioni infinite di banane, ananas, thè e di ogni sorta di ortaggio, venduti poi nei coloratissimi mercati lungo le strade, si trovano sui ripidi pendii delle fertili colline, dove i vulcani Virunga fanno da cornice …

I Virunga, con Bwindi, l’unico posto in cui vivono i gorilla di montagna, gli ultimi sopravvissuti. Ti avvicini a loro in punta di piedi, loro ti guardano con gli occhioni color castagna e tollerano che tu, per poche decine di minuti, invadi la loro privacy. Probabilmente hanno capito che questa intrusione è la loro unica speranza di un futuro. Con il tuo contributo vengono remunerati i coraggiosi rangers che vegliano su di loro 24 ore su 24. Dura la vita dei rangers, una vita in condizioni proibitive per la loro salvaguardia.

E poi ci sono i simpatici scimpanze’, ora fuori pericolo, ma anche loro continuamente controllati. Anche per gli altri animali africani la vita non è facile. Dopo lo sterminio durante la guerra, ora c’è una lenta crescita anche se lo scontro uomo/animale e la siccità, non semplificano le cose. Gli elefanti percorrono ancora i sentieri segnati dai loro avi, il ruggito del leone risuona nuovamente nella savana, gli ippopotami ed i coccodrilli nuotano placidi nelle acque dei laghi e dei fiumi, ed i rinoceronti, sorvegliati speciali grazie ad un grande progetto, fanno una timida comparsa dopo 3 decenni, da quando tutti sono stati sterminati.

Cos’altro dire??? Mi manchi già terra d’Africa …. ci vediamo presto.

 

A) INFORMAZIONI GENERALI:

 

Quando: 12 giorni dal 15.02.2017 al 26.02.2017.

Itinerario: Entebbe, Kampala, Murchison Falls N.P., Kibale N.P. (scimpanzè), Queen Elizabeth N.P., Bwindi Impenetrable Forest (gorilla), Kisoro, Lake Mburo N.P., Mabamba Swamp, Entebbe.

Perché questo viaggio: siamo malati d’Africa quindi un paio di volte all’anno facciamo in modo di andare. Abbiamo scelto l’Uganda perchè erano anni che avevamo il desiderio di vedere i gorilla e finalmente quest’anno siamo riusciti ad organizzare lasciando a casa i nostri figli. Noi di solito viaggiamo per conto nostro affittando la macchina. Non ci fa impazzire “essere portati” però in alcuni posti non ci sono alternative e quindi bisogna adeguarsi. Da questo viaggio siamo tornati super soddisfatti, la guida che abbiamo avuto, Vincent, è una persona squisitissima, molto a modo, simpatica, preparata e un ottimo driver quindi esperienza davvero positiva.

Costi:  il tour privato per due persone è costato $ 2850 (circa € 2700) a testa. I servizi comprendono: transfer dall’aeroporto all’albergo, jeep Toyota Land Cruiser 4×4 per tutto il viaggio, benzina, guida privata (compresi i pernottamenti e i pasti per lui), pernottamenti con cene e colazioni al lodge mentre i pranzi in lunch-box (a parte tre al ristorante), acqua sulla jeep, gli ingressi a tutti i parchi (circa $ 40 per 24 ore a testa), 2 escursioni in barca (alle Murchison e al Queen Elizabeth), attività a Kisoro con la popolazione Batwa, game drive nei parchi, gorilla permit ($ 600 a testa) e scimpanzè permit ($ 150 a testa), escursione in canoa alle Mabamba Swamp alla ricerca del raro uccello Shoebill.

Voli: li abbiamo prenotati direttamente dal sito della compagnia aerea. L’unica condizione di mio marito era quella di viaggiare su voli separati, lasciando a casa i ragazzi è un po’ paranoico … quindi lui ha viaggiato con Qatar (€ 518) e io Ethiopian (€ 549).

Altri costi:  50 € a testa per il visto d’ingresso e 400 € spesi in loco tra mance, bibite ai lodge e acquisti vari.

Valuta:  scellino ugandese UGX. Dall’italia abbiamo portato Dollari poi cambiati nei piccoli banchi-cambio in valuta locale.

Importante: ad oggi, non accettano dollari emessi prima del 2004.

Visto e vaccinazioni: il visto bisogna richiederlo on-line sul sito https://visas.immigration.go.ug/ (consigliato) oppure all’arrivo ad Entebbe ($ 50). Il vaccino della febbre gialla lo abbiamo fatto a dicembre all’Asl del nostro paese. Abbiamo speso € 43 a testa. Non abbiamo avuto nessun effetto collaterale. Fino a qualche mese fa ci voleva il richiamo ogni 10 anni mentre ora hanno tolto questo limite perchè, studi fatti, hanno riscontrato che copre per tutta la vita.

Malaria: argomento delicatissimo. La malaria in Uganda c’è in alcune zone. Dovete valutare bene se i rischi dell’antimalarica sono superiori o inferiori al rischio di contrarre la malattia. Noi come sempre abbiamo optato per una profilassi omeopatica unita a quella comportamentale (dormire sempre sotto le zanzariere, vestiti a maniche lunghe e pantaloni lunghi per andare a cena,  eventualmente usiamo l’autan e cerchiamo di stare fuori il meno possibile, cosa non difficile perchè la sera non si vede l’ora di andare a dormire). In tutto il giro abbiamo visto solo un paio di zanzare.

Periodo ideale per un viaggio: il periodo secco  va da dicembre a febbraio e da giugno a settembre quindi questi sono i periodi consigliati per visitare il paese.

Due info generali: Capitale Kampala. Territorio 241.000 kmq + 36.600 di acque interne. Popolazione circa 35.760.000. Confina con: Sudan del Sud, Kenya, Tanzania, Ruanda e la Repubblica Democratica del Congo. E’ attraversata dall’equatore. Ci sono savane, foreste equatoriali, laghi di cui 3 dei più grandi in comune con altri stati (il lago Vittoria con Kenya e Tanzania, il lago Alberto e il lago Edoardo con il Congo) e molti fiumi. Il più importante è il Nilo che nasce dal Lago Vittoria, a Jinja, 80 km. ad est di Kampala.

Nel 1952 furono istituiti i primi parchi nazionali ed il turismo portò un introito considerevole. Poi con conflitti degli anni 70 e 80 tutto si bloccò e i parchi e le strutture ricettive furono danneggiati. Con la metà degli anni 80 il Ministero del Turismo creò nuovi parchi nazionali e si occupò della loro salvaguardia. Ad oggi i parchi nazionali sono 10:

  • Bwindi Impenetrable Forest (Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO): http://www.ugandawildlife.org/explore-our-parks/parks-by-name-a-z/bwindi-impenetrable-national-park
  • Monti Rwenzori (Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO): http://www.ugandawildlife.org/explore-our-parks/parks-by-name-a-z/rwenzori-mountains-national-park
  • Kibale Forest: http://www.ugandawildlife.org/explore-our-parks/parks-by-name-a-z/kibale-national-park
  • Kidepo Valley: http://www.ugandawildlife.org/explore-our-parks/parks-by-name-a-z/kidepo-valley-national-park
  • lake Mburo: http://www.ugandawildlife.org/explore-our-parks/parks-by-name-a-z/lake-mburo-national-park
  • Mgahinga Gorilla: http://www.ugandawildlife.org/explore-our-parks/parks-by-name-a-z/mgahinga-gorilla-national-park
  • Murchison Falls: http://www.ugandawildlife.org/explore-our-parks/parks-by-name-a-z/murchison-falls-national-park
  • Semuliki: http://www.ugandawildlife.org/explore-our-parks/parks-by-name-a-z/semuliki-national-park
  • Queen Elizabeth: http://www.ugandawildlife.org/explore-our-parks/parks-by-name-a-z/queen-elizabeth-national-park
  • Mount Elgon: http://www.ugandawildlife.org/explore-our-parks/parks-by-name-a-z/mount-elgon-national-park

 

Corrente: La corrente elettrica è a 220/230 Volt e 50 HZ. Serve un adattatore per prese di tipo inglese con 3 lamelle piatte.

Strade: a parte da Entebbe alle Murchison Falls e nella zona sud, da ovest verso Entebbe, dove c’è asfalto, il resto è sterrato in condizioni più o meno buone (dipende dalle piogge)

Km. percorsi:  2.000 tondi tondi

Siti internet:

– http://www.safarilodges.com/index.php?route=safari/country&safari_country_id=7 (mappe e info generali)

– http://www.visituganda.com/

– http://www.ugandawildlife.org/  

– http://www.aboutuganda.com/travel

Telefonini: il wi-fi l’abbiamo trovato solo nel lodge ad Entebbe quindi, per poter comunicare con whatsapp con i nostri figli a casa, abbiamo comperato una sim ugandese, per pochi euro, e le ricariche. Il segnale l’abbiamo trovato praticamente ovunque. Ottima soluzione.

Fuso: + 2 ore rispetto all’Italia

Giornata tipo: in Africa si vive in base al sorgere e tramontare del sole. Tutti i giorni eravamo in macchina nei parchi o per spostarci da un posto all’altro. Sveglia alle 6.00, se non prima, colazione al lodge, pranzo o al ristorante o con i lunch-box dove capitava, arrivo al tramonto al lodge, cena intorno alle 19.30 ed in branda alle 21.00.

Opinione generale: esperienza davvero unica!!

 

B) ITINERARIO GIORNO PER GIORNO:

 

1) 15 febbraio 2017, mercoledì

Sistemati i ragazzi a casa con i nostri 3 labrador e i nonni … partiamo … Mio marito ha il volo con Qatar. Lascia la macchina al solito parcheggio di Malpensa Green Parking (http://www.greenparkingmalpensa.it/) (€ 35 per 11 giorni). Mio suocero, apprensivo, decide di portarmi e di non farmi andare da sola con la macchina … Parto con Ethiopian con scalo di 1 ora a Roma.

 

2) 16 febbraio 2017, giovedì

Fino ad Addis Abeba il volo dura 5 ore e poi in altre 2 raggiungo Entebbe. Sorvoliamo il lago Vittoria dove si vedono numerose isolette. C’è il sole quindi quando scendiamo il caldo è notevole. Come prima cosa chiedono il certificato per l’avvenuta vaccinazione della febbre gialla, poi ci dividono in due file in base a chi ha fatto richiesta del visto on-line o meno. Chi lo ha fatto impiega solo 5 minuti al banco per il controllo passaporti, timbri vari, pagamento di 50 dollari, impronte digitali e foto. All’uscita il mio autista non c’è (c’è stato un malinteso) quindi prendo un taxi e mi faccio portare in hotel (10 $). Il tragitto dura pochi minuti. Quando arrivo non sanno più come scusarsi, ma il loro autista ha avuto un contrattempo. Vogliono restituirmi i 10 dollari ma gli dico che va bene così (poi non ci faranno pagare le bibite a cena). L’hotel si chiama Airport Guesthouse (http://www.naturelodges.biz/airport-guesthouse/). E’ piccolo ma carino. Il giardino è curato. C’è la struttura della reception/ristorante e poi le camere sono a parte, in un unico edificio di forma allungata. Tutte si affacciano sul giardino. E poi c’è lui … un bellissimo rottweiler di nome Simba. Ne approfitto del wi-fi per scrivere ai ragazzi a casa e poi vado con l’autista dell’hotel all’aeroporto a prendere Pier. E’ presto quindi cazzeggiamo un pò … per me la cosa è pesantissima perchè non sono capace a non far niente … quindi vado in giro per il giardino alla ricerca di qualcosa da fotografare … e poi alle 19.00 ceniamo. Siamo solo in 5 coppie quindi apparecchiano i tavolini nel giardino, a debita distanza uno dall’altro. Quando viene buio portano un trespolo al quale appendono una lampada ad olio. Molto carino. Assaggiamo la nostra prima birra locale, la Nile Special. Buona. Ci avvisano che la nostra guida Vincent domani mattina sarà qui di buon’ora quindi alle 20.30 ci ritiriamo in camera. Fa un caldo pazzesco per noi che arriviamo dal freddo delle nostre montagne … Il ventilatore serve a poco. Si scatena un temporale molto forte che rinfresca quindi Pier apre la porta della camera e dormiamo tranquilli con il fedele Simba che si sdraia sul nostro zerbino … da lì non entra nessuno …

 

3) 17 febbraio 2017, venerdì – km.418 – tempo bello (Entebbe – Ziwa Rhino Sanctuary – Murchison Falls National Park)

Ci svegliamo con il buio pesto. Colazione e poi incontriamo il mitico Vincent. Mi piace dopo le prime parole. E’ un tipo spassoso. Gli piace la compagnia e chiacchierare. Riuscirà ad attaccare bottone con tutti durante il giro e poi conosce un numero incredibile di persone … trova amici anche in mezzo al nulla. E con tutti si fa sempre una bella risata. E’ una persona che trasmette serenità. Alle 6.30 inizia la nostra avventura. In meno di un’ora raggiungiamo Kampala. In realtà non si può dire dove finisce Entebbe e dove inizia la capitale. Sono circa 40 km. e lungo la strada c’è un susseguirsi di case, negozietti e gente che cammina. Nel mentre vediamo il sole sorgere. E’ completamente sereno, il temporale ha abbassato le temperature. Kampala è un delirio. La prima cosa che mi lascia impressionata è il numero sconvolgente di motorette. Su alcune viaggiano in 4. Moto ovunque, macchine ovunque, tanti pullmini-taxi strapieni di persone con abiti coloratissimi che si dirigono in città a lavorare. C’è un susseguirsi di negozi che vendono ogni sorta di cosa e mercati di frutta e verdura. Tutti sono super indaffarati. Ci fermiamo in un banco-cambio per prendere un pò di valuta locale (100 dollari per 360.000 scellini). Impieghiamo 1 ora per attraversare la città e poi ci indirizziamo verso nord. Le grandi costruzioni di Kampala lasciano il posto alle piccole case. Attraversiamo paesini dove ci sono chiesette, moschee, mercati, negozi, persone, capre e mucche. Gli uomini hanno dei punti di ritrovo ai quali arrivano in motoretta. Queste sono talmente comode che alcuni riescono pure a sdraiarsi per schiacciare un pisolino …. Tutta la vita si svolge lungo la strada. Mi affascina già quello che vedo anche se poi, a fine giro .. mi renderò conto che questo tratto è sicuramente quello meno bello. Facciamo solo una sosta veloce per acquistare delle green banana (qui si chiamano matoche) cotte alla brace. Non mi fanno impazzire le banane ma queste sono buone. Alle 11.30 arriviamo allo Ziwa.

 

Informazioni sullo Ziwa Rhino Sanctuary:

  • http://www.ziwarhino.com/
  • http://www.rhinofund.org

Questo santuario è il frutto della collaborazione tra Rhino Fund Uganda e Uganda Wildlife Authority con lo scopo di reintrodurre questi magnifici animali nei parchi ugandesi dopo che vennero abbattuti e considerati estinti dal 1983. Questi territori sono di proprietà del capitano Joe Roy che li ha ceduti al progetto con uso esclusivo per 30 anni, rinnovabili. Il parco è stato istituito quando 6 rinoceronti sono stati trasferiti tra il 2005 e il  2006. Alcuni arrivano da altri parchi dove vivevano allo stato brado, mentre altri dagli zoo quindi hanno dovuto essere abituati alla libertà. Il progetto sta dando i suoi frutti perchè sono nati i cuccioli. Solitamente ci vogliono diversi anni prima che una femmina possa partorire di nuovo (se non ricordo male sono circa 5). Qui invece le femmine rimangono incinta dopo circa due anni dal parto. Questo vuol dire che questa location per loro è ottima e non sono stressati. Vengono monitorati 24 h su 24 da 80 ranger. Il loro territorio è circondato da reti elettrificate per proteggerli dai bracconieri e da altri animali. Oltre ai rinoceronti si possono vedere anche altri erbivori. Attualmente i rinoceronti sono 19.

 

Facciamo un breve briefing con la nostra guida e due turiste francesi che verranno con noi (mamma e figlia, le troveremo più volte nel corso del nostro tour). Non servono i pantaloni lunghi perchè non ha piovuto quindi non ci sono insetti fastidiosi. Ci spostiamo in macchina per un tratto e poi proseguiamo a piedi. Anche qui, come negli altri parchi che visiteremo, tante zone sono state bruciate. Viene fatto per far crescere nuova vegetazione fresca. In tutti i parchi africani lo fanno. L’unica cosa negativa è che è brutto da vedere. In effetti le foglioline verdi, in contrasto con il resto dei terreni di erba gialla secca, crescono velocemente e ci sono molti Uganda Kobs (antilope tipica) che brucano. Non camminiamo molto. Notiamo delle zanzariere attaccate agli alberi. La guida ci spiega che servono ai ranger per proteggersi da eventuali attacchi di insetti. Se uno sciame li attacca loro si rifugiano all’interno. Ad un tratto vediamo i primi due rinoceronti. Sono mamma e figlio, Bella con Zawadi e poco distante ci sono Donna con Taleo. Entrambe le coppie sono sdraiate sotto le piante al riparo dal sole. Noi ci teniamo a debita distanza e loro ci guardano. I cuccioli si alzano ma poi vedendo le mamme tranquille, tornano a sedersi accanto a loro. Hanno solo 8 mesi ma sono grandicelli. Entrambi i corni sono già ben sviluppati. Il primo a crescere è quello vicino alla bocca. In un boschetto vicino ci sono una decina di ranger che oziano. Sono i guardiani che non li perdono di vista neppure un minuto. Li lasciamo tranquilli e proseguiamo. Chiedo alla nostra guida se è possibile vedere Noelle, il piccolo nato un mese fa mezzo fa. Lui parla alla radio con altri colleghi e mi dice che magari riusciamo. Nel mentre ci avviciniamo ad un gruppo di 4 cuccioloni. Pascolano tranquilli e non ci guardano neppure. Dopo la guida ci porta su un sentiero in mezzo alla vegetazione … ed eccolo … il piccolino. La mamma Malaika sta mangiando e ci mostra il sederone, lui le gira intorno e si mette in bella mostra per farsi fotografare. Ma quanto è bello!!!! Ha il corno già leggermente accennato.

Ci spiegano che per i primi mesi le mamme tengono i nuovi nati sempre nel bush fitto. Li proteggono dagli altri giovani rinoceronti che sono molto irruenti nei giochi e potrebbero ferirli visto che le loro pelle è ancora molto sottile. Ci allontaniamo e rientriamo alla macchina. Il giro è durato un’oretta. Ripartiamo e ci imbattiamo in un gruppo di mucche. Alcune sono le famose mucche Ankole. Le femmine hanno corna enormi. Quelle dei maschi sono più piccole. Raggiungiamo la strada principale e ci fermiamo quasi subito in un ristorante. Bisogna passare sotto un  metaldetector per accedere e mi fanno aprire anche la borsa della macchina fotografica. E’ l’unico posto in tutto il giro dove fanno un controllo così. Non ne capisco la necessità anche perchè non ci sono recinzioni e se un malintenzionato volesse fare del male, potrebbe entrare da qualsiasi parte. Pranziamo bene. Vincent è una buona forchetta. Abbiamo a confronto la guida dell’anno scorso in Tanzania. Andrea mangiava pochissimo mentre Vincent apprezza. Alle 14.30 ripartiamo. Il nostro lodge si trova appena fuori dal gate nord, il Tangi gate, però per raggiungerlo passiamo esternamente al parco, prima sul lato ad est e poi quello a nord. Facciamo una sosta per fotografare le Karuma Falls. Sono delle rapide del fiume Nilo. Sulle sue rive la vegetazione è fitta. Qui inizia il parco. La zona in prossimità del fiume è verdissima, in netto contrasto con il resto del parco che sta subendo una grandissima siccità. Molti animali muoiono di fame. Si attendono le piogge che si spera non tardino. Il ponte che passa sul fiume, appena a valle delle rapide, non si può fotografare e non ci si può fermare. Appena oltre dei babbuini ci bloccano la strada. Un grosso maschio sale sul cofano ed appoggia le mani aperte sul vetro. Gli manca una falange a due dita. E’ in splendida forma perchè il pelo è bellissimo. Lucido e molto fitto. Cerca cibo che noi ovviamente non gli diamo. Ripartiamo lentamente perchè non vuole saperne di scendere poi due femmine fanno un verso quindi salta giù all’improvviso e le raggiunge. Da qui la strada è sempre dritta fino al lodge ed è molto bella. Il giallo dell’erba secca fa da padrone. C’è un susseguirsi di capanne, con il tetto di paglia, costruite tra piantagioni di cassava (tubero simile alla patata) che è una delle principali fonti di nutrimento per queste persone e piante di papaia cariche di frutti. Immagini molto belle. Il sole, che incomincia a scendere di fronte a noi, colora tutto ancor più di giallo. Il parco non è recintato quindi gli animali possono arrivare fino qui. Vincent dice che durante il periodo delle piogge gli elefanti non hanno necessità di rimanere vicino al Nilo perchè trovano acqua ovunque quindi si avvicinano alle capanne. Se distruggono i raccolti i proprietari si rivolgono allo Stato per farsi risarcire dei danni subiti. Questa è un’ottima cosa perchè altrimenti aumenterebbe notevolmente il conflitto uomo/animale, dove quest’ultimo non ha mai la meglio. Lungo la strada vediamo degli uomini che ci fanno cenno di rallentare. Ci sono due bufali poco distante che si accingono ad attraversare. Alle 18.00 arriviamo al nostro lodge dopo aver lasciato la strada asfaltata e aver percorso pochi km. di sterrato.  E’ il Fort Murchison (http://www.naturelodges.biz/fort-murchison/). Si affaccia sul Lake Albert. E’ in stile arabo pitturato di verde. L’impatto ambientale è zero ma obiettivamente io avrei scelto un altro colore … la sensazione è che sia ricoperto di muschio e quindi molto umido, in realtà è tutto quasi nuovo e tenuto molto bene. Sui muri camminano delle lucertole viola e gialle. La struttura centrale ha il terrazzo al posto del tetto dove ci sono divanetti e tavolini sotto delle coperture in tenda. Non stonerebbe se ci fossero uomini con il kefiah che bevono karkadè e fumano narghilè … Le camere sono di due tipi o in strutture singole, una camera al piano terreno ed una al primo, oppure sono tende. Quelle in muratura hanno diverse finestre tutte con le zanzariere. Qui la malaria c’è e fa sempre caldo quindi in questo modo garantiscono una perfetta areazione. Al nostro arrivo ci offrono un succo e le salviette umide poi ci danno qualche info del posto e riguardo alla cena. Andiamo in camera. La nostra è la più esterna quindi con la visuale migliore sul lago. Il posto non è recintato quindi due elefanti si stanno avvicinando. Un signore con un fischietto li fa allontanare poi torna il silenzio totale, rotto solo da qualche canto degli uccelli. Alle 19.00 il sole cala ma non c’è un bel tramonto perchè l’orizzonte è offuscato. Non ne vedremo uno decente per tutta la vacanza … Andiamo a cena. Fa caldo con i pantaloni lunghi e la maglietta leggera sempre a maniche lunghe (abbigliamento anti-malaria). Comunque ogni tavolo ha un ventilatore. Vincent cena e cenerà tutte le sere con noi. Le altre guide no. Lui dice che ha piacere a stare con noi e anche noi siamo contenti. Alle 21.00 dormiamo … anzi cerchiamo di dormire ma, nonostante sia tutto spalancato e ci sia aria … fa caldo. Questa sarà l’ultima sera in cui ci darà fastidio.

 

4) 18 febbraio 2017, sabato – km. 100 – tempo bello – (Murchison Falls National Park)

Con il buio andiamo a fare colazione e alle 7.00 siamo in macchina. Il sole sorge e noi siamo emozionati per la giornata che ci aspetta nel parco:

 

Informazioni sul Murchison Falls National Park:

  • http://www.murchisonfallsnationalpark.com/
  • http://www.ugandawildlife.org/explore-our-parks/parks-by-name-a-z/murchison-falls-national-park
  • http://www.visituganda.com/menu/category/where-to-go/northern-uganda-destinations/the-murchison-falls
  • http://www.safarilodges.com/index.php?route=safari/region&safari_country_id=7&safari_region_id=238

 

Il parco è dominato da fiumi, boschi, savana, zone umide e foreste tropicali. Nel 1926 è diventato riserva di caccia e poi nel 1952 parco nazionale protetto.  Si trova tra i 500 e i 1292 sul livello del mare. Ci sono 145 tipi di alberi, 76 diverse specie di mammiferi e 476 specie diverse di uccelli. I grandi mammiferi sono: leopardo (circa 90), elefante, leone (circa 1000), ippopotamo, giraffa di Rothschild, waterbuck (cobo d’acqua), hartebeest (alcefalo), oribi, facocero, bufalo, coccodrillo del Nilo e Uganda kobo. Non ci sono ghepardi, rinoceronti, impala, gnu e zebre. Questa è la più grande area protetta in Uganda che copre una superficie di oltre 3.893 kmq, prende il nome dalla sua famosa cascata. Il periodo migliore per visitare il Murchison Falls National Park è durante la stagione secca da dicembre a fine febbraio e da giugno a settembre quando gli animali si concentrano lungo i corsi d’acqua per abbeverarsi rendendo i loro avvistamenti più facili. Il momento migliore per il bird watching è gennaio-marzo.

 

Entriamo nel parco dal Tangi Gate. Vincent dice che di solito questo tratto è completamente allagato (la strada è rialzata). Ora è tutto asciutto. Questo dimostra la situazione critica del parco. Facciamo una sosta veloce per fare i permessi. Scendiamo tutti. Due elefanti mangiano tranquilli ad una decina di metri da noi. Per la prima volta mi trovo a piedi senza nessuna protezione di fronte al mio animale preferito!!! Sono completamente stregata dagli elefanti. Avendo letto libri su di loro so quanto sono intelligenti e sapere che sono a rischio di estinzione per mano dell’uomo … mi mette un nervoso!!!!! Se a qualcuno dovesse interessare, consiglio il libro di Joyce Poole, Ritorno in Africa la mia vita tra gli elefanti (è l’autobiografia di questa biologa che negli anni 80 li studiava ad Amboseli in Kenya). Rimango vicino alla struttura così avrei la via di fuga ma loro sono tranquilli. Uno interrompe di mangiare e mi guarda sventolando le orecchie. Che emozione. Partiamo. Visitiamo la zona che si trova a nord del Nilo ed in particolare il settore ovest che arriva alla riva del Lake Albert. C’è un paesaggio che non avevamo mai visto in Africa. A parte essere tutto secco per la siccità, la cosa particolare solo le palme. Palme ovunque. Vediamo molti animali come bufali, facoceri, cobo d’acqua (waterbuck che però non hanno il solito cerchio di pelo bianco di un paio di spanne che gli circonda la coda), uganda kobs, i piccoli oribi,le scimmiette cercopitechi Patas (monkey Patas) caratteristiche per il baffetto bianco … poi molti elefanti, giraffe, alcefali (hartebeest) e uccelli.  Arriviamo ai ruderi di un hotel, il Pakuba Lodge (http://sonderers.com/june-behind-the-wall/exploring-the-ruins-of-pakuba-idi-amins-favorite-safari-lodge). E’ stato distrutto durante la guerra nel 1972. Aveva addirittura la piscina. Vincent ci dice che era meraviglioso. Ora la vegetazione e le buganvillee fucsia crescono ovunque. Qui Vincent trova spesso il leopardo. Sentiamo un rumore e dai cespugli esce un cucciolone di iena. E’ l’unica che vedremo in tutto il tour. Lui comunque è soddisfatto dell’avvistamento perchè non se lo aspettava. Vediamo poi un bufalo morto all’inizio della decomposizione. E’ uno delle vittime della siccità. E’ ancora intatto. Arriviamo poi al lago. Belle immagini, i bufali camminano lentamente sulla sabbia per raggiungere l’acqua, i kobo brucano l’erba gialla, i cercopitechi Patas si rincorrono, una femmina ha il cucciolo attaccato al pelo sotto alla pancia, un varano (nile monitor lizar) cammina sinuoso, un gruppo numerosi di vari uccelli tra i quali le bellissime gru coronate (Gray Crowned Crane), uccello nazionale disegnato anche sulla bandiera, si ciba di piccoli insetti sulle sponde del lago, nell’acqua una ventina di ippopotami (con tanto di uccellini appoggiati sulla schiena) galleggiano pigramente e diverse barche di pescatori raccolgono le reti. L’altra riva del lago è Congo. Essendo una zona aperta scendiamo un attimo. Nell’acqua noto delle piantine che vedo sempre in serra in Italia, i giacinti d’acqua (Eichhornia crassipes), non li avevo mai visti fioriti. I fiorellini sono lilla. Molto belli. Ripartiamo ed incrociamo una jeep con, ovviamente, un carissimo amico di Vincent … dopo una bella risata ci dice che poco più indietro hanno visto i leoni ma erano in movimento. Partiamo a razzo e cerchiamo ma nulla. Non si può uscire fuori strada quindi ogni 100 metri ci fermiamo e Vincent sale sul tetto a guardare. Nulla. Peccato. In compenso ci troviamo in mezzo ad un gruppo enorme di bufali. Ecco, i bufali qui non mancano …. Proseguiamo lentamente facendo vari avvistamenti tra i quali diversi elefanti con i piccoli.

Arriviamo alle 12.00 a Paraa dove c’è un traghetto, che trasporta le auto alla riva opposta del Nilo. Parte ad orari fissi (7-9-11-12-14-16-18-19). Va avanti ed indietro fino a quando non ci sono più macchine. Da qui partono anche le crociere per vedere le Murchison Falls, quello che faremo noi dopo pranzo. Qui c’è un grande lodge che si affaccia sul fiume. Poco prima dell’ingresso dell’hotel ci fermiamo in una specie di villaggio dove vivono le persone che lavorano al lodge e non solo. La cosa buffa è che c’è un elefante che cammina in compagnia di un brutto marabù (uccello che si nutre di animali morti come l’avvoltoio) … tra le casette … come se nulla fosse. Lui passa a pochi metri da noi, si ferma poi a mangiare una noce di cocco, si gratta il collo contro un albero e se ne va. La gente manco lo guarda. Entriamo nella struttura ristorante. Ci sono delle sedie posizionate davanti ad una tele. Molti bambini la guardano (oggi è sabato quindi sono a casa da scuola) ma quando entriamo noi … guardano solo noi … e io guardo solo loro per quanto sono belli. Vorrei fotografarli ma non oso. Sul retro c’è uno shop che vende bibite e un banco dove volendo si potrebbe prendere qualcosa da mangiare. Onestamente non mi ispira molto perchè è parecchio sporco. Avremmo preferito mangiare sui tavoli esterni il nostro lunch-box ma ci sono i babbuini che girano quindi non ci conviene. Poi mi distrae l’arrivo di una coppia di giovani bianchi con due ragazzini di colore e due signore, sempre di colore. Li guardiamo, ci facciamo l’idea che siano qui per adottarli. Sono super attenti ad ogni loro esigenza, emanano felicità da tutti i pori e sono super sorridenti anche se attendono sempre un segno di consenso da parte delle altre due donne. Se così fosse … grande opportunità sia per i ragazzi che per loro due … Mangiamo solo un panino ed il resto lo distribuiamo ai bambini. Usciamo e ci indirizziamo di nuovo al punto in cui partono i traghetti. E’ presto quindi cazzeggiamo. Ci sono grandi alberi di kigelia africana (albero delle salsicce) con enormi … salsicce … attaccate. Non ne avevo mai viste di così grandi. Alcune saranno lunghe anche 80 cm. Sulla riva del fiume c’è un grosso mappamondo. Ci sediamo su alcune panche all’ombra. Alcune ragazzine sono vicine a noi. Avranno una quindicina di anni. Hanno tutte rigorosamente i capelli corti, come tutte le donne ugandesi. Hanno vestiti colorati. Ci guardano e ci studiano. Tiro fuori un pacchetto di Vigorsol. E loro sorridono. Gliele offro. Una ragazzina per poco muore. Sono alla menta forte e lei non se lo aspettava. Incomincia a tossire e le vengono i lacrimoni agli occhi. Le altre … stronze … ridono come delle matte. Le offriamo dell’acqua e tutto torna alla normalità. Chiedo loro se vogliono seguirmi fino al mappamondo. Indico dove siamo e dove abito io. Conoscono solo qualche parola in inglese ma capiscono. E poi ridono e si mettono a guardare tutto il mondo e a fare chissà quale fantasticheria. Arriva il traghetto e loro lo prendono e portano via anche dei grossi sacchi pieni di bottiglie di plastica. Questo è un grande problema. La plastica, vicino ai centri abitati, purtroppo, se ne vede ovunque. Hanno sempre usato ceste di foglie intrecciate e tronchi di acqua scavati ed ora si trovano con questa comodità ma nessuno deve aver spiegato loro che non è biodegradabile. Avrebbero dovuto educarli a buttarla quanto meno in un solo punto, fuori dai paesi, e poi dovrebbero passare a raccoglierla. Ma probabilmente è troppo complicato da gestire. Già vivono nella polvere e nel fango, almeno la plastica se la potrebbero evitare. Però devo dire che davanti alle capanne e davanti ai negozi è tutto pulito. Si vedono sempre le donne che scopano con delle frasche. Tornando a noi. Alle 14.30 parte la barca, a due piani con una quarantina di persone a bordo, che ci porterà alle cascate. Il tutto durerà 3 ore e 15. Vediamo tantissimi ippopotami (sdraiati completamente tra i giacinti d’acqua e i loro fiori), coccodrilli, uccelli, waterbuck, bufali, giraffe e degli elefanti. Quando arriviamo alle cascate non ci si riesce ad avvicinare troppo per via della corrente. C’è una specie di isola rocciosa dietro la quale la barca si ferma per non essere spinta via. Molto bella la location. In questo punto, chi ha prenotato, può scendere, pagare qualche dollaro e andare a piedi fino alla sommità delle cascate. Il percorso dura circa 2 ore poi le guide vengono a recuperare lassù. Quando torniamo al porticciolo Vincent è molto agitato. Dice che prima di uscire vuole trovare i leoni perchè sa che ci teniamo. Un qualche suo amico gli ha detto la zona, vicino al Lake Albert dove eravamo questa mattina. Abbiamo solo poco più di 1 ora quindi partiamo subito. Il sole è basso e tutta l’erba gialla  sembra ancora di più oro. E poi eccole …  3 leonesse nascoste sotto un cespuglio. Essendo in ritardo ci avviciniamo un pochino troppo velocemente ma spegniamo subito il motore. Una scappa via. Un altra esce dal nascondiglio e rimane a pochi metri. L’altra resta al suo posto. Quindi vediamo molto bene quella appena uscita. E’ giovane. Rimaniamo proprio 5 minuti e poi via verso il gate. Il sole tramonta. Usciamo con 10 minuti di ritardo ma non ci dicono nulla. Arriviamo al lodge con il buio. Andiamo subito a cenare. Ottima. Soprattutto la zuppa è molto gradita. Ci mettiamo d’accordo per la partenza di domani mattina poi doccia e a dormire. Questa sera, sarà la stanchezza o sarà che ci stiamo climatizzando, dormiamo benissimo ed il caldo non lo sentiamo.

 

5) 19 febbraio 2017, domenica – km. 390 – tempo bello – (Murchison Falls National Park – Kibale National Park)

Oggi sarà la giornata di viaggio più impegnativa. Vincent è agitato perchè dice che non sa come sono le strade. Alcune sono in rifacimento quindi ha paura che ci impieghiamo più del previsto. Colazione veloce e alle 5.50 partiamo. Raggiungiamo il Tangi Gate entrando prima dell’orario (evidentemente non sono così fiscali come in altri parchi africani), e percorriamo i 23 km. che separano il gate dal Paraa ferry. Lo raggiungiamo prima delle 7.00, in perfetto orario. Vincent è di una precisione pazzesca. E’ una bella immagine. Il sole fa capolino e colora tutto di colori pastello. Il Nilo, che sembra olio, scorre silenzioso ricoperto dalla nebbiolina, la chiatta arriva trasportando di tutto e di più e scarica anche dei ranger armati che danno il cambio ad altri che salgono con noi. Sembra di essere fuori dal mondo. Dobbiamo salire a piedi e rimanere giù dalla macchina. In pochi minuti siamo sull’altra riva e partiamo decisi verso ovest. In 20 minuti usciamo dal parco dal Bugungu Gate. Questo tratto di strada è uno di quelli che mi è piaciuto di più. Qui ci sono solo capanne costruite con una struttura di legno e ricoperte di fango e con il tetto di paglia. Si vedono parecchie fascine di paglia lungo le strade e diverse persone che le trasportano a piedi o in bici. Non ci sono paesi ma solo piccoli agglomerati di capanne o capanne singole. In tutte le case che vedremo nei giorni prossimi non hanno acqua e luce ma sono un pochino più confortevoli perchè fatte di mattoni, queste invece sono veramente al limite. Qui le motorette non girano. Nessuno se le può permettere. I più fortunati hanno una bicicletta per trasportare ogni sorta di cosa, altrimenti vanno a piedi con tutti i carichi sulla testa. Troviamo mucche (anche le ankole) sulla strada, bambini vestiti di stracci, a piedi nudi, che giocano con chissà che cosa … ma sono tutti sorridenti e quando ci vedono arrivare saltano in piedi sventolando le loro manine e, come ho scritto all’inizio, urlando Hi Omuzundu, ciao uomo bianco!!! Bambini che non hanno niente ma sono felicissimi. Qui vedono poche macchine passare quindi ogni volta è una festa. C’è una processione di donne e bambini che vanno al pozzo a prendere l’acqua  con le tanichette gialle. I pozzi sono sotterranei e c’è una pompa grazie alla quale l’acqua viene portata in superficie. E’ una cosa che richiede il suo tempo quindi le donne ne approfittano per parlare e i bambini per giocare. E’ un punto di ritrovo. Alcune donne fanno il bucato nei piccoli ruscelli creati dalle piogge. La strada, ovviamente sterrata, è di terra rossa. La velocità non è sostenuta ma viaggiamo decisi. Fossimo stati da soli, senza guida, avremmo impiegato una settimana per percorrere questo tratto. C’è talmente tanto da fotografare … Vedo Vincent concentrato sulla guida quindi gli chiedo poco di fermarsi. Scatto viaggiando. Ci sono grandi piantagioni di banane e piante di papaia. Man mano che ci spostiamo verso est ci sono sempre meno capanne e più case quindi si vedono ovunque le piramidi di mattoni. Vediamo tutte le fasi da quando le costruiscono, a quando le fanno cuocere (ci impiegano 24 ore accendendo il fuoco in due spazi lasciati aperti nella parte bassa), o quando le smantellano. In tutto il giro sono riuscita solo una volta a vedere come costruiscono i mattoni. Non sono riuscita a catturare la foto e mi è spiaciuto. C’era un ragazzino che impastava la terra e la metteva in una sagoma. L’ho visto per una frazione di secondo ed ora che ho messo a fuoco la cosa, non ho più osato chiedere a Vincent di tornare indietro. Ero convinta che ne avremmo trovati altri. Peccato. Si ricominciano a vedere le motorette, i villaggi con i negozi colorati lungo la strada e le persone che cucinano cibi a noi sconosciuti. Mi affascinano queste immagini anche se i miei preferiti sono i mercati di frutta e verdura. Passiamo vicino ad una pozza creata da un ruscello. Nell’acqua ci sono moto ed auto con i rispettivi proprietari che le lavano … patico car wash … Oggi è domenica quindi tutti vanno a messa. Ogni villaggio ha la chiesa quindi passando sentiamo i canti. In base agli orari delle funzioni troviamo gente lungo le strade che va o che esce. Indossano tutti abiti eleganti. Chiediamo sa Vincent se possiamo fermarci in una chiesa. Lui acconsente e parcheggiamo. Gli adulti sono fuori e ci sorridono. Ora c’è la messa dei bambini. Arriviamo sulla soglia ed ecco che …. decine di occhietti non guardano più il sacerdote ma si girano e guardano noi. Si avvicina subito un ragazzo dandoci il benvenuto ed invitandoci alla messa degli adulti che inizierà al termine di quella dei ragazzi. Ci sarebbe piaciuto ma abbiamo tantissima strada da fare quindi non possiamo. Ci era già capitata una cosa del genere in Baja California dove avevamo trovato una minuscola chiesetta nel deserto e ci eravamo fermati a curiosare. Il sacerdote era uscito a darci il benvenuto in … italiano … pazzesco … era di un paese a 50 km.dal nostro e viveva lì da 30 anni. Ci eravamo fermati e abbiamo assistito ad una messa bellissima. Ne eravamo usciti commossi, anche i bambini. Sarebbe stato bello poter rimanere qui e … considerando che in Italia in chiesa non ci andiamo …. una messa ogni tanto…. non farebbe male … Ripartiamo. Lungo tutto il tragitto facciamo solo un paio di soste e poi tappa benzina ad Hoima. Alle 14.30, dopo 8 ore e mezza, arriviamo a Fort Portal. Questa è una grande cittadina. Andiamo a pranzo al Garden Restaurant. E’ sugli standard europei. Ripartiamo dopo un’oretta. Ci sono piantagioni di the ovunque. Il paesaggio è collinare. Attraversiamo il Kibale Forest National Park dove andremo domani per il trekking alla ricerca degli scimpanzè. Per raggiungere il nostro lodge lasciamo la strada principale e percorrendone una stretta tra le piante di banane e le case. Ci sono tanti bambini che giocano a calcio in un prato. Quando passiamo smettono di giocare, ci salutano e rincorrono la macchina urlando. Che belli!!! Alle 17.00 siamo al Kibale Forest Camp (http://www.naturelodges.biz/kibale-forest-camp/) che si trova nella vegetazione fitta. Ha una struttura centrale aperta, fatta in legno con il tetto in paglia, dove c’è il bar con alcuni divanetti nella parte bassa e il ristorante al piano sopra. Le camere sono tendate con una struttura in legno che le copre e si trovano sparse nella foresta. Ci accolgono con succo e salviette. Si sentono versi di scimmie. Andiamo nella nostra tenda, la Sunbird. Sembra nuova di pacca. Molto bella. Questa sera ceneremo solo io e Pier perchè ci sistemano in un tavolino da due, a lume di candela. Facciamo il bis della zuppa perchè è una bomba … Quando scendiamo vediamo Vincent che cena sul tavolo del bar da solo. Mi è dispiaciuto. Fa freddo quindi andiamo volentieri in camera. Ci spaventiamo. Sulle seggioline nel portico c’è una guardia con due cani. Quando arriviamo se ne va. Il lodge non è recintato ed intorno abitano tante persone che potrebbero essere interessate ai bagagli dei turisti … danneggiando anche le tende. Ci chiudiamo dentro con il lucchetto e andiamo a dormire al calduccio sotto le coperte .. Di notte si scatena il finimondo. Piove l’impossibile. Bello sentire il rumore della pioggia ma non me lo gusto perchè penso a come possiamo fare domani con gli scimpanzè ….

 

6) 20 febbraio 2017, lunedì – km.155 – tempo pioggia/variabile – (Kibale National Park – Queen Elizabeth National Park)

Andiamo a fare colazione con l’ombrello (tutti i lodge li hanno nelle camere) e alle 7.30 partiamo. Vediamo una realtà completamente diversa. Le case che abbiamo visto arrivando qui ieri, che erano piene di vita, ora sono tutte chiuse e non ci sono più le grida dei bimbi. C’è nebbia e la pioggia cade battente. La cosa che più mi lascia basita è che la strada principale è piena di bimbi con le divise colorate che vanno a scuola sotto il diluvio. Sono bagnati fino al midollo ma tutti sorridenti ci salutano. Non possono fermare tutte le attività quando piove, e qui piove spessissimo, ma credevo che le rimandassero. Quelle creature rimarranno bagnate chissà fino a quando. Gli acquazzoni solitamente sono veloci e poi il sole torna a splendere ma quando arriva il periodo delle piogge durano un pochino di più. In effetti sta diluviando dalle 2.30 di questa mattina senza sosta. Arriviamo poi alla stazione dei ranger.

 

Informazioni sul Kibale Forest National Park:

  • http://www.kibaleforestnationalpark.com/
  • http://www.ugandawildlife.org/explore-our-parks/parks-by-name-a-z/kibale-national-park
  • http://www.visituganda.com/menu/category/where-to-go/western-uganda-destinations/kibale-national-park
  • http://www.eastafricantrails.com/chimpanzee-tracking-in-uganda/
  • http://www.safarilodges.com/index.php?route=safari/region&safari_country_id=7&safari_region_id=244

 

Costo ingresso al parco: 40 $ – Costo ingresso per un 4×4: 15 $

Scimpanzè Permit per la Kanyanchu Primate Walk: 150 $ (ad aprile, maggio e novembre 100 $) – durata 3/4 ore – partenze alle 8.00 e alle 15.00

Chimp Habituation: 220 $ dura dall’alba al tramonto e si monitorano i primati con i ricercatori

 

E’ il parco nazionale più giovane dell’Uganda. Si trova vicino alla città di Fort Portal, nella parte occidentale dell’Uganda, est delle montagne del Rwenzori. Copre 795 kmq ad un’altitudine compresa tra 1.590 e 1.100 metri. Il punto più alto è a nord mentre il più basso a sud, sulla Rift Valley Albertina. Questa diversità di altitudini ha fatto si che ci siano diversi habitat: la foresta tropicale umida a nord mentre savane a sud. Confina con il Queen Elizabeth National Park ed in tutto sono 180 km. di parco nei quali possono vivere gli animali selvatici. Ci sono 351 specie di alberi (alti anche 55 metri e che hanno più di 200 anni). Vivono 375 specie di uccelli, 250 di farfalle e 70 specie di mammifieri (13 sono primati tra i quali si trovano gli scimpanzè, qui sono circa 1450 e sono monitorati dal 1993 e sono il posto in Uganda dove sono più numerosi). Altri animali presenti sono: elefanti (500 circa), efalofi rosso e blu, bushbacks, sitatunga, maiali selvatici, maiali giganti della foresta, facoceri, bufali, leopardi, gatti dorati africani, serval, manguste, lontre ed occasionalmente i leoni. Questi animali possono passare da un parco all’altro.

 

Attività:

– Kanyanchu Primate Walk (camminata alla ricerca degli scimpanzè): Il trekking dura  3/4 ore (massimo 6 persone per gruppo). I bambini sotto i 12 anni non sono ammessi. Per la propria sicurezza e la protezione degli scimpanzé, si è tenuti a seguire alcune regole importanti, oltre alle normali di civiltà ed educazione, come non entrare se si è malati (anche solo un raffreddore o dissenteria), non parlare a voce alta, non  rincorrere gli scimpanzè e non cercare di imitare i loro versi perchè non si sa cosa si potrebbe dire …, non mangiare vicino a loro, non usare i flash e rimanere ad almeno 8 metri di distanza. Partono due gruppi tutti i giorni, alle 8.00 e alle 15. Al mattino sono molto più attivi perchè cacciano e quindi si muovono velocemente sugli alberi mentre al pomeriggio scendono a terra per riposarsi, gicare, accoppiarsi. Quando viene trovata una famiglia, si può rimanere con loro solo 1 ora.

– Chimp Habituation: Età minima 15 anni. Si ha la possibilità passare la giornata con loro accompagnando i ricercatori nel loro studio. Li si monitora quando disfano i giacigli della notte (dalle 5.30 alle 6.30) poi tutta la giornata seguendo le loro attività fino alle 19.00 quando costruiscono i giacigli per la notte.

 

Cosa indossare durante i trekking:

– zaino con acqua e barrette

– scarpe da trekking resistenti ed impermeabili

– leggeri impermeabili la temperatura è variabile e le condizioni meteorologiche possono cambiare
– pantoloni e maglie maniche lunghe (comunque vestirsia cipolla)

– calzettoni da trakking spessi

– consigliabili le ghette in modo tale che le formiche non salgano sotto i pantaloni

– autan o similare

– guanti leggeri per non graffiarsi con le foglie e i rami

 

Informazioni sugli scimpanzè:

Gli scimpanzè si possono trovare in 21 paesi africani ma l’Uganda ha gruppi più numerosi. Ce ne sono circa 5.700 e vivono sul confine occidentale del paese. Alcune famiglie di scimpanzè sono state avvicinate da personale specializzato per far si che si abituassero all’uomo. Questo è un procedimento molto lento che non dura mai meno di 3 anni. Fanno si che questi primati non scappino appena vedono le persone. Diciamo che si insegna loro  a tollerarci ma non si lasciano avvicinare a meno che siano loro a decidere di farlo.. Questo fa si che i turisti portino soldi che vengono poi usati per la loro salvaguardia perchè sono animali che risciano l’estinzione, come i gorilla. Gli scimpanzè conoscono i ranger che portano i turisti. E’ capitato che dei turisti si siano addentrati nella foresta da soli e alcuni scimpanzè (tra quelli abituati all’uomo) li hanno attaccati in quanto non li conoscevano.

Un adulto maschio pesa tra i 35 e i 70 kg e sono alti circa 3 metri mentre una femmita tra i 26 e i 50 ed è alta circa 2 metri. La vita media in natura è di 40 anni mentre in cattività arrivano a 60. Vivono in gruppi di 10/100 membri. I giovani scimpanzé diventano indipendenti all’età di quattro anni. Possono essere aggressivi e poco socievole, soprattutto se disturbati. Passano molta parte della giornata per terra ma per dormire costruiscono dei giacigli sugli alberi. La loro dieta è varia ed è composta da foglie, semi, frutti, fiori e termiti. In Uganda oggi, gli sforzi per conservare gli scimpanzé sono ampiamente riconosciuti e ben supportati. Gli scimpanzé sono i parenti più stretti per gli esseri umani e condividono circa il 98% della lcomposizione del DNA degli esseri umani. Sono socievoli, colti, comunicativi e hanno la capacità di utilizzare strumenti come le rocce per la frantumazione delle noci, baccelli vuoti per raccogliere l’acqua e bastoni per catturare le termiti dalle loro tane.

Una grande ricercatrice che si batte per la salvaguardia degli scimpanzè è Jane Goodall (nata a Londra nel 1934), (http://www.janegoodall.org/) E’ nota soprattutto per la sua ricerca sugli scimpanzé del Parco Gombe, sul lago Tanganica in Tanzania. Nel 1977, Jane Goodall fondò il Jane Goodall Institute (JGI), un’organizzazione che si occupa sia dello studio che della protezione degli scimpanzé. Il JGI dispone di 19 uffici dislocati in diversi Paesi del mondo e mette in pratica programmi di sviluppo e di protezione dell’ambiente in diverse zone dell’Africa.

 

Il briefing è alle 8.00. Ci vengono spiegate le regole da seguire nel parco e ci danno qualche info. Ci dividono in 4 gruppi da 6 e partiamo, alle 8.30, ognuno con una guida. La nostra si chiama Africano … siamo ancora con le signore francesi. Indossiamo delle mantelle che ci coprono fino ai piedi. Prosegue a piovere ma sotto le piante si sente un pochino di meno. Il primo tratto lo facciamo tutti insieme poi ci si divide. Vediamo un nido sui rami alti di un albero. Ogni tanto c’è una zampa che esce e vengono buttati su di noi i gusci di qualche frutto. Ci sono all’interno una mamma ed un cucciolo. Nel mentre smette di piovere. Troviamo una famiglia, sono tutti sui rami alti di una grande pianta piena di frutti. Esce il sole quindi rimangono lassù a mangiare ed asciugarsi. Africano dice che è difficilissimo che scendano. Ieri, sia al mattino che al pomeriggio, erano a terra. Che iella. Dovremo accontentarci di vederli da una decina di metri se non di più spostandoci tra le piante per avere visuali diverse. Staremo tutta l’ora con il naso all’insù … comunque li vediamo bene affaccendati nelle loro attività. Ci sono 3 cucciolotti che giocano come matti e urlano a più non posso, una mamma ha un piccolo attaccato al pelo e poi ci sono altri adulti. Non riusciamo a contare il numero esatto. Emozionante anche se mi sarebbe piaciuto, come capita spessissimo a molti turisti, di vederli da vicino per terra. Pazienza. Africano ci fa rimanere sul posto più del tempo. Troviamo una grandissima lumaca africana con il guscio a spirale e poi fa in modo di cercare altre scimmiette. Ci spiega tutto di loro. Vediamo il colobo bianco e nero (bellissimo), il cercopiteco barbuto (Hoest’s monkey) e il cercopiteco naso bianco (red tailed monkey). Alle 12.45 siamo di ritorno e siamo gli ultimi. Pranziamo con i nostri lunch-box sui tavoli nella zona pic-nic. Proseguiamo in direzione sud-ovest, diretti al Queen Elizabeth National Park, alle 14.30. Lungo la strada ci sorprende un temporale di quelli belli tosti. Vincent dice che in questa parte del paese le piogge stanno iniziando. Dopo poco torna di nuovo il sole e i bimbi rientrano da scuola, questa volta senza bagnarsi.

Anche qui ci sono villaggi con mercati, negozietti, gente a non finire e piantagioni di banane. Alla nostra sinistra vediamo le montagne del parco Rwenzori. Ad un certo punto svoltiamo a sinistra, andando diritto si arriva alla frontiera con il Congo. Entriamo nel parco.

 

Informazioni sul Queen Elizabeth National Park:

  • http://www.ugandawildlife.org/explore-our-parks/parks-by-name-a-z/queen-elizabeth-national-park
  • http://www.queenelizabethnationalparksafaris.com/
  • http://www.safarilodges.com/index.php?route=safari/region&safari_country_id=7&safari_region_id=242

 

Park entrance 40 $ – Game Drive ( Day) 20 $ – Launch trip 30 $  – Chimp tracking (Kyambura Gorge) 50 $ – Cruise 30 $ (2 ore) massimo 40 persone

Costo ingresso per un 4×4   15 $

 

Nel parco vivono: leoni circa 90(nel settore Ishasha dormono sugli alberi di fico), leopardi circa 100, zibetti, genette , serval, 5000 ippopotami, 2500 elefanti, oltre 10.000 bufali, facoceri, antilopi d’acqua, Uganda kob, topi, l’antilope sitatunga. Non ci sono le giraffe, zebre ed impala. Dieci specie di primati come scimpanzè, colobus, cercopitechi e babbuini. Circa 600 specie di uccelli.

 

Ci fermiamo a fare la foto al simbolo dell’equatore che si trova in completa solitudine in mezzo al verde. Quello più famoso (che vedremo tra qualche giorno) è su una strada più trafficata quindi ci sono negozietti ecc.ecc. Facciamo una sosta alla biglietteria che si trova su una collinetta dalla quale c’è un bel panorama e si vede in lontananza il sul Lake George. All’interno della struttura ci sono dei plastici che mostrano la morfologia del parco. Si vedono i numerosi laghi vulcanici. Interessante. Arriviamo poi al Kazinga Channel. C’è un ponte dal quale i ragazzini si tuffano nell’acqua … mah … temerari … con hippos e crocs in giro … Il ponte non si può fotografare. Subito dopo giriamo a destra ed arriviamo alle 16.30 al nostro hotel, il Bush Lodge, che si affaccia sul Kazinga Channel, dove rimarremo due notti (http://www.naturelodges.biz/the-bush-lodge/). Proprio bello. Mi ricorda i campi della Tanzania. Ci sano due grosse strutture tendate, una salotto ed una ristorante, rivolte al boma (braciere). Qui non si può girare da soli dal tramonto all’alba per gli ippopotami e i predatori che possono avvicinarsi. La nostra camera, la hippo, è tendata. Si affaccia su un’insenatura del canale dove molti ippopotami fanno un casino pazzesco … Nella struttura c’è solo il wc in locale chiuso. La cosa particolare è che c’è il gabinetto dal quale parte un tubo che scarica in un secchio. Questo tutti i giorni viene svuotato. Non c’è lo sciacquone ma si deve buttare all’interno la segatura. L’unica cosa non proprio carina … Usciamo poi dalla porta sul