Goa, tra la salsedine e l'incenso
Maggio 2019 - Diario di viaggio di Stefania AltieriLa divisione in tre distretti è solo convenzionale. A nord si trovano Panaji e Old Goa, molto frequentate da turisti indiani e da occidentali e rappresenta la parte storica. Più a sud ci sono le note località balneari e le spiagge selvagge, con le caratteristiche palme, il mare caldo e il clima tropicale. Goa centrale, infine, comprende la parte da Ponda sino alle cascate di Dudhasagar, passando dalle risaie alle piantagioni di spezie e di thè.
Il villaggio di Palolem, affacciato sul Mare Arabico, al calar del sole si anima. Al tramonto le donne colorano il mare con i loro sari variopinti. Gli uomini vestiti giocano sul bagnasciuga con i bambini. Questo spaccato di vita, di armonia e serenità familiare, dura fino alla comparsa della luna.
Poi la scena si sposta a Main Road, la strada principale, che prende vita e si affolla di turisti in cerca di un locale dove cenare. I ristoranti espongono fieramente il pesce fresco pronto per essere cucinato, mentre i negozianti invitano con insistenza a comprare la loro merce o a provare un massaggio ayurvedico rilassante.
Quando anche l’ultimo avventore della notte va a dormire, la spiaggia torna in mano ai suoi legittimi proprietari. Il pesce si mangia con tutto ed il mestiere del pescatore è rimasto ancora vivo. Un proverbio locale dice che i giovani devono imparare a riparare le reti molto velocemente prima di mettere piede in mare.
Tra croci cristiane e riti indù, tra palazzi ocra e facciate pastello, tra porte ossidate dal tempo e piastrelle bianche e blu, se non fosse per qualche mucca sul ciglio della strada o sdraiate sulle spiagge, si potrebbe immaginare di essere in qualunque altro territorio coloniale.
Negli anni ’70 Goa era considerata una terra promessa, il paradiso degli artisti, il desiderio di libertà degli hippies, il rifugio degli amanti della musica techno e ancora oggi è rimasta un riferimento per il turismo alternativo. Oltre ai rave party e alle notti sfrenate, però, c’è anche la possibilità di rilassarsi, immersi nella natura, tra lezioni di yoga e meditazione.
Un tempo si dormiva nelle case locali o in spiaggia con il sacco a pelo aspettando, intorno al fuoco dei falò, la luna piena durante i leggendari full moon party. Le cose sono cambiate e i sogni sono svaniti. La speculazione edilizia sta deturpando l’ambiente e, purtroppo, l’atteggiamento degli indiani si conferma anche in questo piccolo regno beato. Le lunghe attese per qualunque cosa ne sono il primo indizio. La seconda traccia è la plastica lasciata sulle spiagge e per le strade. Il terzo segno peculiare è il traffico caotico, caratterizzato dalla prepotenza degli automobilisti e dall’inquinamento acustico.
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