Un’esperienza di safari africano autentico, con una full immersion nella natura. La poesia di addormentarsi sentendo i ruggiti dei leoni a distanza. Ecco il mio racconto di viaggio indimenticabile.
Io e un gruppo di amici, 5 persone in totale, abbiamo deciso di vivere una vera esperienza di safari africano. Mi è stata proposta la tipologia glamping: ognuno di noi avrebbe avuto una tenda a igloo nel cui retro si trovavano dei servizi da campo individuali e una doccia da campo. Una sorta di camping, ma molto più confortevole.
Non senza alcuna titubanza sul tipo di vacanza, sono partita per questo viaggio in Botswana, una terra decantata per la ricchezza della fauna selvatica.
Dopo il nostro arrivo a Johannesburg, abbiamo preso un altro volo diretto a Maun e da qui ci siamo imbarcati nuovamente, questa volta su un piccolo aereo tipo Chessna, per addentrarci all’interno del Delta dell’Okavango, l’area dove avremmo fatto i nostri game drive nei giorni successivi.
Già solamente il volo è stato molto suggestivo: ci ha fatto dimenticare la stanchezza di tutte quelle ore di viaggio e ci ha fatto avere una prima visione su questa famosa destinazione. Uno spazio sconfinato, in cui le acque del fiume si disperdono in migliaia di canali, formando un labirinto azzurro e verde, con gli animali che si aggirano indisturbati in queste enormi distanze.
Dopo circa mezz’ora di volo siamo atterrati sulla Kwhai Airstrip, una piccola pista d’atterraggio situata nel nulla, per permettere ai viaggiatori di raggiungere i lodge e i campi tendati dispersi all’interno dell’area protetta. Al bordo della pista ci aspettava Cisco, il nostro autista, nonché guida. Il suo entusiasmo è stato subito contagioso, era davvero felice di vederci e appariva desideroso di trasmetterci le sue conoscenze.
Da lì, avremmo dovuto percorrere un’oretta di strada su jeep per raggiungere il luogo in cui era stato montato il nostro campo. Avevamo scelto come prima tappa la Riserva Faunistica di Moremi, perché considerata uno dei migliori luoghi dove poter vedere i big 5, oltre ad offrire una ricchezza di fauna avicola eccezionale. E non ci siamo per nulla sbagliati. Quello che doveva essere il trasferimento verso il nostro campo si è trasformato nel nostro primo game drive: durante il tragitto, a pochi passi da noi, siamo riusciti a fare, a breve distanza di tempo, incredibili avvistamenti. In seguito ad uccelli coloratissimi e ippopotami, abbiamo visto una leonessa appostata in posizione di caccia di fronte ad un branco di gazzelle. Poco dopo abbiamo incrociato un gruppo di zebre che brucava l’erba e accanto un maestoso leone che si rilassava, incurante della nostra presenza. La distanza con il grande felino era ravvicinatissima e, considerando che il mezzo su cui viaggiavamo era completamente aperto, non nascondo di aver avuto qualche brivido. Proseguendo il viaggio verso il nostro campo le sorprese non erano finite: siamo passati davanti a un piccolo leopardo che si rilassava vicino ad un corso d’acqua. Diciamo che questa riserva prometteva bene!!!
Arrivati al campo, lo staff ci ha accolto cantando una canzone di benvenuto. Ciò che contraddistingueva questi ragazzi era il loro sorriso spontaneo e con esso sono riusciti subito a farci sentire a casa. Scesa dalla jeep, le mie insicurezze sulla tipologia di viaggio erano completamente sparite: all’interno di una grande tenda 3×3 metri, avevo un vero e proprio letto, con a fianco un tavolino, una lampada e il necessario per passare la notte. I ragazzi dello staff, nei giorni di safari, avrebbero poi provveduto a riempire al mattino un contenitore di acqua calda per ogni tenda e, ogni volta che ne avremmo fatto richiesta, la doccia appesa nel retro delle tende. Queste ultime erano disposte a semicerchio e, nel mezzo, un grande gazebo sovrastava un tavolo dove avremmo consumato i pasti. La giornata era così suddivisa: al mattino sveglia presto e colazione; dopo qualche ora di game drive, rientro al campo per un ricco brunch e tempo per il relax; nel pomeriggio si faceva una merenda prima di ripartire per un altro game drive; al rientro, dopo essersi lavati, la nostra cuoca ci spiegava la cena, che consisteva in tre ricche portate, seguite sempre dal dessert. Una chicca in più era l’open bar… Sapevamo già che saremmo tornati da questo viaggio leggermente “appesantiti”! Tutto il mangiare era squisito e un aspetto che a tutti è piaciuto fin da subito è l’atmosfera che si è creata già dopo la prima cena: ci si sedeva intorno al fuoco sorseggiando un bicchiere di vino e raccontandosi esperienze di vita. Cisco era molto incuriosito dai nostri racconti e noi dalla sua vita e dai suoi insegnamenti.
Un altro aspetto che ha contribuito a vivere appieno questo viaggio è stata la mancanza di connessioni. Se all’inizio ci sentivamo persi, come se sentissimo la mancanza di un elemento fondamentale della vita di tutti giorni, alla fine quasi ci dispiaceva dover tornare alle nostre vite frenetiche e ricominciare ad utilizzare smartphone e computer.
I giorni seguenti, gli avvistamenti non si sono fatti mancare: elefanti, giraffe, zebre, bufali e persino una tartaruga! Il mio obiettivo principale erano però i cuccioli. Sapevo che era il periodo in cui era più semplice avvistarli e non volevo perdermi d’animo. Anche questi non ci hanno fatto attendere: già il secondo giorno ci siamo imbattuti in una coppia di leonesse che si prendeva cura di un cucciolo di pochi mesi. Inutile descrivere l’entusiasmo che si era creato in tutto il gruppo, animato da quello della nostra guida. Il fatto più bizzarro era che, nonostante l’uomo facesse questo mestiere da moltissimi anni, ad ogni avvistamento era come se i suoi occhi si illuminassero e tirava fuori da un cofanetto una delle sue macchine fotografiche per immortalare le immagini di questi animali. Tutti ci siamo chiesti quante migliaia di foto conservasse, ma questo ci ha fatto capire ancora di più quanto autentica e forte fosse la passione per il suo lavoro.
Dopo tre notti nella riserva di Moremi ci siamo spostati via terra verso la riserva di Savuti, facente parte del Chobe National Park. Questa volta lo spostamento è avvenuto via terra, con la nostra jeep da safari. Anche in questo caso non si è trattato di un mero trasferimento, ma lungo il tragitto abbiamo continuato con i nostri game drive. E devo dire che anche quella giornata ci ha regalato piacevoli sorprese. La prima è stata quella di incontrare un branco di elefanti, tutti riuniti nei pressi di un corso d’acqua. Una vista davvero suggestiva. La seconda è stata quella di trovare una grande famiglia di giraffe, almeno una ventina, che correvano liberamente in una vasta piana. Con quelle lunghe zampe sollevavano una nuvola di polvere e creavano uno spettacolo maestoso. Sembrava di vedere quelle scene dei film riprese a rallentatore. La mandria più numerosa che abbiamo visto è stata però quella di bufali: in questo caso superavano il centinaio. Cisco non smetteva di ripeterci quanto fossimo fortunati!
Arrivati al campo, le nostre tende erano già state montate con all’interno i nostri letti, con lenzuola pulite. Anche qui la location era davvero suggestiva e la sera, dopo il solito momento di relax intorno al fuoco, Cisco ci ha mostrato con un laser le costellazioni in cielo, raccontandoci le leggende legate ad esse. Quando viaggio, amo guardare il cielo stellato e devo ammettere che la notte nell’emisfero australe non smette mai di incantarmi: ci sono più stelle, più luminose e anche la Via Lattea è molto più visibile.
I giorni seguenti abbiamo continuato i nostri safari alla ricerca degli animali del parco: ogni giorno siamo riusciti ad avvistare dei leoni, ma nel Savuti abbiamo trovato delle famiglie numerosissime, con cuccioli di età diverse. Oltre a questo, abbiamo assistito anche all’accoppiamento di due leoni. Che dire, arrivati a fine viaggio eravamo davvero soddisfatti, anche se la mia amica Olga era dispiaciuta di non aver visto i Licaoni, i cani selvatici ormai a rischio estinzione. Bene, direi che non poteva essere più felice, perché l’ultimo giorno, lasciato il campo, ci siamo diretti verso Kasane, dove avremmo trascorso una notte in hotel prima di imbarcarci sul volo di rientro. Proprio durante il tragitto sulla strada sterrata che ci portava all’uscita del parco, Olga ha fatto fermare la jeep. Non poteva credere ai suoi occhi: un’intera famiglia di licaoni, composta da mamma, papà e 3 cuccioli, stava a lato della strada. La degna conclusione di un viaggio indimenticabile.
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