Iran Un viaggio da Pascià
Novembre 2017 - Diario di viaggio di Paolo SchianchiDavid arriva puntualissimo alle 9 a prendermi in hotel, arriviamo a Qom uno dei luoghi santi dell Islam per la presenza del santuario di Fetimah sorella dell’imam Reza, un luogo affollatissimo di fedeli, 20 milioni all’anno, che omaggiano la tomba. Io con qualche raro turista (due spagnoli e due tedeschi) vengo accompagnato in giro da una giovane ed entusiasta guida religiosa. Il luogo è enorme brulicante di fedeli, punteggiato da svolazzanti chador. Impressionano la gigantesca cupola e la mensarrah in oro che sovrastano il mausoleo e che risplendono al sole. Uscendo compro i primi dolcetti di cui L Iran è ghiotto: sohun pistacchi mandorle zafferano e cardamomo. Kashan mi accoglie con una bella residenza ottocentesca trasformata in hotel, con le camere affacciate su un giardino di melograni con fontana zampillante. La città è piena di queste belle residenze fatte costruire dai ricchi mercanti, per lo più di tappeti, durante il periodo qagiaro nel XIX secolo. Incontro Mostafa marito di Fatima titolare dell agenzia, che mi porta subito a zonzo per il bazar e al Fin Garden, bel prototipo del giardino persiano tutelato perfino dall’Unesco. Andiamo a vedere una vecchia residenza in rovina che Mostafa e suo fratello vorrebbero acquistare: 700 mq davvero fatiscenti ma che potrebbero diventare uno splendido hotel. Alla sera finalmente mi faccio una bella cena iraniana a base di kark kebab (vitello) e kashke bademjan (passato di melanzane) in un altra residenza storica trasformata in parte nell’Abbasi restaurant.
La mattina con Mostafa ci sono Fabrizio e Massimo due viaggiatori romani anch essi in giro, per combinazione faremo lo stesso viaggio con un sol giorno di sfasamento rientrando insieme. Visitiamo antiche residenze, moschee e hammam e a pranzo finalmente incontro Fatima la mia mentore del viaggio. Pranziamo insieme, lei sorridente e gentile con un bel pancione visto che a febbraio nascerà la prima figlia! Assaggio il Dizi (carne e verdure pressate da spalmare sul pane) e mangio un piattone di polpette al sugo – Shefte somag- buonissime! Al pomeriggio escursione nel deserto in 4×4 con un autista pazzo che fa le dune a tutta velocità sparando musica italiana a palla, “Io sono un italianooooooo un italiano vero!!” In compagnia di Massimo e Fabrizio ce la ridiamo! Entriamo nella città sotterranea di Nushabad scavata nel XIII secolo per proteggersi dalle scorrerie mongole ed arriviamo ad un antico caravanserraglio dove ceniamo prima di rientrare sempre a velocità elevata a Kashan.
Si riparte la mattina presto con David in direzione Abianeh un antico villaggio di montagna conservato bene e tutto costruito in mattoni e fango. David mi fa da guida, sul terrazzino di una casa vediamo una struttura in legno a forma di goccia: il Nakhl usato durante le celebrazioni religiose simboleggia la lacrima per la morte di Hussein ed anche la forma della bara usata per il trasporto della salma al cimitero. Il paese è abitato solo da anziani e le poche donne hanno bellissimi hijab fiorati.
Marjam arriva puntuale alle nove ed iniziamo la visita guidata della piazza e dei suoi tesori ma senza tralasciare una scodella di pudding di riso in un negozietto sotto i portici e a pranzo un assaggio di Beryani, piatto tipico di Isfahan – polpette di montone avvolte in una fettona di pane sangak – e Tah Chin, torta di riso con uvetta e pollo. La sera incontro Massimo e Fabrizio ed andiamo a Jolfa il quartiere armeno già visto nel pomeriggio con Maryam che mi aveva consigliato un buon ristorante, effettivamente a parte la difficolta a gestire il menu solo in farsi la cena è ottima. Il quartiere sta diventando alla moda con tanti locali affollati di giovani. Dopo cena facciamo un giro lì vicino, sul ponte Pol e Si o Seh costruito fine ‘500, con belle arcate di mattoni illuminate e piene di giovani a passeggio.
Oggi non ho impegni, mi alzo tardi e passeggio in totale relax, la prima visita sarà ad un luogo molto particolare che mi ha colpito e dove sono rimasto a lungo. Il palazzo Kakh-eHasht-Behesht è stato a partire dal XVII secolo un luogo di delizie e di relax, circondato da un parco è un susseguirsi di stanze affrescate e di soffitti decorati e incastonati di vetri colorati che si illuminano al sole.
Alle otto Ali puntuale passa a prendermi e partiamo per Yazd la prima sosta sarà a Meybod, il castello di Narin in mattoni di fango si erge da più di 1000 anni in centro città ed è uno spettacolo grandioso. Zoroastro o Zarathustra visse almeno 1000 prima di Cristo e lo zoroastrismo fu religione dominante fino all’Islam. A ChakChak c è un tempio del Fuoco metà di pellegrinaggio da parte dei fedeli ancora oggi.
Oggi la giornata con Mohammed inizia alle Torri del Silenzio un luogo molto particolare dove gli zoroastriani portavano i loro defunti che non potevano essere sepolti a terra per non inquinarla visto che terra, acqua, vento e sole erano i quattro elementi sacri della religione. Costruivano sulle colline alte torri di pietra con una pedana circolare e una fossa centrale. I defunti venivano lasciati lì in preda agli avvoltoi, con una grossa pietra legata addosso per evitare che i corpi fossero portati via e solo le loro ossa venivano infine gettate nella fossa da un uomo che dedicava a questa attività tutta la sua vita senza potersi sposare ne abitare lontano dalle torri. Adesso che questa pratica è stata vietata i defunti vengono comunque sepolti in fosse foderate di cemento per non inquinare la terra. Il centro storico di Yazd è un intricato labirinto di viuzze con case di paglia e fango, ogni tanto si aprono belle piazzette ma la particolarità della città sono le torri del vento costruite per convogliare nelle case l aria fresca. Ce ne sono a decine e possono avere da uno a più lati lamellati in modo da catturare i venti che spirano da più direzioni. Sono state costruite anche sopra le cisterne dell acqua in modo da mantenerla fresca e pulita. L idea è geniale e non capisco come mai questa tecnica non sia mai stata mai esportata! Anche l acqua è importante qui e quella convogliata dalle montagne vicine entra in città tramite decine di canali sotterranei chiamati “Kanat” i pozzi erano poi a disposizione di tutti e a volte entravano direttamente nelle case più ricche. Di fronte al mio albergo, Fazeli, un antica casa ristrutturata, si erge la Moschea del Venerdi e il mausoleo di un saggio e potente notabile Sayyed Roknaddin con una magnifica cupola rivestita di maiolica azzurra, entrambe costruite tra il XIV e il XV secolo, dalla terrazza dell hotel la sera lo spettacolo delle torri e della cupola illuminate è davvero stupendo.
Ali arriva puntuale alle sette e mezzo e partiamo per Mahan, sette ore di viaggio per avvicinarci al deserto ma ci fermiamo al castello di fango di Saryazd
Oggi cambio autista, Benham mi porta a scoprire il deserto del Dash e Lut ma prima ci fermiamo alla cittadella di Rayen un fortilizio esistente da almeno 1500 anni nonostante l’apparente fragilità delle mura di mattoni di fango. Rigida divisione all interno delle mura tra settore “gente comune “ settore “ricchi”e poi ovviamente nel castello gli appartamenti del Boss Governatore! Il luogo è deserto, spira un forte vento fresco. I restauri datano 1995 forse anche troppo invasivi ma il colpo d’occhio è di grande impatto. L’Iran è pieno di strutture di questi tipo spesso meno imponenti ma sempre ugualmente belle e in perfetto accordo con la natura. Proseguiamo per Shahdad piccolo paesino alle porte della zona del Kaluts: formazioni di roccia erosa da millenni di vento. Si elevano da 10 a 70 metri sul livello del deserto e al tramonto tutto diventa rosso e poi via via scuro aspettando che il sole sparisca. Appollaiato in cima ad una collina dopo le foto di rito, mi godo lo spettacolo della piana davanti a me punteggiata di kaluts che pian piano diventano scuri e penso che ancora una volta la natura è riuscita a creare un palcoscenico grandioso.
Si parte destinazione Kerman ma prima Benham, la mia guida, mi propone di fare un giro fuori Shahdad per vedere delle poderose mura in mattoni e fango che sembrano risalire a tempi lontanissimi. Sbrecciate, slabbrate, arrotondate dal vento ma resistenti da secoli. Lì vicino diamo un’occhiata a Shahrak e Kotuluha, la città della piccola gente, perché leggenda vuole che qui abitasse una tribù di lillipuziani. Pochi muri nella piana desertica, il vento, arbusti, non c è molto da “vedere” ma il luogo è suggestivo. Kerman è circondata di montagne, la città presenta la sua consueta raccolta di moschee, mausolei, hammam, ma senza la grazia e la potenza di altri luoghi già visitati. Vengo raggiunto dagli amici romani e insieme andiamo al Bazar che si visita sempre volentieri, annusiamo spezie, assaggiamo polvere di nocciola, curiosiamo tra le anticaglie dove io vado cercando qualche foto d’epoca. Una la trovo pure ma vogliono 100 euro e desisto. Benham ci propone di portarci a vedere fuori città i giardini di Fathabad.
Una residenza estiva qaguara dei primi ‘900 recentemente restaurata. Arriviamo al buio e ci troviamo di fronte un lungo giardino con la classica fontana e in fondo il palazzetto illuminato si specchia nell’acqua. Sembra una reggia di Caserta in miniatura e l’effetto prospettico è stupendo.
Sveglia alle 5,00 – autista alle 5,30 – volo alle 7,00 – arrivo a Shiraz 8,00 – arrivo hotel con autista 8,30 – colazione 8,45 – uscita con Zahra la guida alle 9,30! Wow! Che perfezione iraniana! Direzione Cittadella di Karim Kan dinastia Zand, secolo XVIII e la moschea, ma è l’Hammam e Vakil la cosa più bella, una grande sala con cupola centrale e tante salette laterali per tutte le attività classiche: massaggi ma anche rasatura, medicina, insomma un luogo di relax e di cura del corpo e della mente. Una puntata al bazar è ovviamente immancabile e in un piccolo negozio di rigattiere trovo finalmente delle belle foto di inizio ‘900 che ritraggono un giovane studente e una famiglia intera ma composta dal solo ramo maschile. La mente si cura anche con la poesia e noi andiamo a salutare uno dei più importanti poeti iraniani visitando il suo mausoleo. Hafez vissuto tra il 1325 e il 1389 quindi appena dopo il nostro Sommo Poeta, è conosciuto e letto in molte case iraniane ed e’ usanza farlo anche in occasione del Nowruz, il Capodanno islamico, quando si usa aprire l’antologia delle sue poesie e leggerne a caso alcune.
Sovrastano la città altre tombe reali e dall’alto la città risulta davvero maestosa come doveva apparire ad Alessandro Magno. Fu durante il suo passaggio nel 330 AC che un incendio la rase al suolo dopo il saccheggio
facendo sparire la città dalla Storia dopo solo duecento anni di gloria. Rientriamo a Shiraz alla sera dove intanto sono arrivati Fabrizio e Massimo e li raggiungo per la cena in un ristorante alla moda con tre piani ognuno con specialità diverse! Ma io preferisco sempre i posticini più piccoli e meno modaioli come il Qavam dove ho cenato ieri sera mangiando piatti tradizionali, Barley Soup con pezzetti di pollo, Mirza Ghazemi. (melanzane, uova, pomodori e aglio) che ho spalmato sul Lavash (pane tiepido) e degli ottimi datteri ripieni chiamati Sarangak! Kaveh arriva alle nove per portarmi a fare un giro fuori Shiraz in montagna, i locali usano queste località come luoghi di svago durante il fine settimana, e proprio oggi si stanno preparando perché domani, venerdì, è festa e sarà festa anche sabato quindi prevedono grande afflusso! I ristoranti si preparano, puliscono, cucinano, stasera qui, mi dice Kaveh, ci sarà folla festante. Durante il viaggio un aquila volteggia su di noi. Al pomeriggio rientrando in città vado a zonzo da solo per la zona del bazar e ritrovo la moschea rosa dove ieri siamo venuti a vedere il magnifico gioco di luci che si crea al mattino quando il sole attraversa le vetrate colorate,
Arrivo al tramonto al Mausoleo del Re della Luce ennesimo santuario per l’innumerevole stirpe degli Imam (in questo caso un fratello di Reza l’ottavo). A quest’ora c’è gran movimento, la guida religiosa, obbligatoria, che ci accompagna racconta qualcosa ma io mi perdo ad osservare la gente che entra ed esce dai santuari, le cupole a cipolla, i minareti dorati Anche qui l’interno dei santuari è decorato da innumerevoli specchietti che catturano la luce e abbagliano i visitatori. Attraverso ancora il bazar e incontro l’ultima moschea di questo viaggio, Masjed-e Vakil. Mi colpisce la grande sala di preghiera con una foresta di 48 colonne scolpite. C’è una famiglia con un bimbetto che passeggia e fa foto, ma poi se ne vanno e resto solo, il silenzio e la pace di questo luogo è l’ennesima emozione di un un viaggio emozionante.
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